Renato Mambor
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Biografia
Renato Mambor nasce a Roma nel 1936.
Esordisce nel 1959, a ventitré anni, assieme a Cesare Tacchi, in mostra con Mario Schifano.
Nell’ambito dei serrati accostamenti d’avanguardia tra Roma (Schifano, Uncini, Lo Savio, Tacchi, Festa, Angeli), Milano (Manzoni, Castellani, Bonalumi), la Francia (Klein e il critico Pierre Restany, impegnato nel sostegno del suo “”Nouveau R‚alisme””) proposti da Emilio Villa nella propria galleria “”Appia Antica””. Segue il riconoscimento nel 1960 tra i “”Premi di incoraggiamento”” della Galleria d’Arte Moderna; le mostre collettive alla Galleria “”La Tartaruga”” di Plinio De Martiis (1963, 1964 e anni seguenti) che mettono a fuoco la riconoscibilità di un gruppo Mambor, Tacchi, Lombardo, con caratteri distinti rispetto ai protagonisti delle esperienze avanguardistiche romane del momento.
Negli anni Sessanta, dunque, diventa parte integrante della “”Scuola di Piazza del Popolo””, che fu come la risposta italiana, tra metafisica e futurismo, alla Pop Art americana. Sagome e segnali stradali, ricalchi fotografici, timbri con omini, tele eseguite con rulli da tappezzeria, costituirono la sua cifra di riduzione stilizzata delle icone della cultura massmediale. Ma l’interesse per il teatro lo portò a privilegiare ricerche d’ambiente, con strutture come “”L’evidenziatore”” (1967), strumento meccanico per agganciare oggetti e spostarli nel mondo dell’arte. Nel 1975 fonda il gruppo Trousse per perseguire “”un teatro fortemente visivo ma attento alle dinamiche psicodrammatiche””. Torna alla pittura negli anni Novanta sviluppando temi della percezione (“”L’Osservatore””, il “”Decreatore””). Propone ampie narrazioni grafiche (Istituto nazionale per la Grafica, Roma 1998, Galleria Civica di Modena 1999). Ma realizza anche installazioni spettacolari, come i sei autobus svuotati, abitati ciascuno da un artista, per la mostra “”Fermata d’autobus””, Roma 1996. Nella performance “”Fasce di pensiero”” (1998) ribadisce il senso generale del suo lavoro: “”ritrovare dentro l’occhio lo sguardo che arriva alla coscienza””.